Percorsi per Famiglie

Gli eventi e le manifestazioni di Fano

Fano, terza città delle Marche, è capace di offrire al visitatore e al turista un patrimonio di bellezze e di attrattive in grado di soddisfare le più ampie esigenze di una clientela sempre più alla ricerca di novità, di curiosità, di gusti e di interessi originali e peculiari.

In questa sezione si possono trovare le principali manifestazioni che animano ogni anno la città di Fano, in particolare la stagione estiva. La piena e condivisa collaborazione con tutti i soggetti attivi nell’organizzazione di eventi culturali e di accoglienza turistica, permette di allestire un calendario ricco e qualificato, incentrato su quelli che sono gli aspetti caratterizzanti la nostra tradizione: il carnevale, la musica, l’arte e la cultura, ovviamente senza tralasciare gli appuntamenti che esaltano la ricchezza del nostro territorio in termini naturalistici, enogastronomici, culturali e sportivi.

 

Il Carnevale di Fano

‘Semel in anno licet insanire’, ‘una volta all’anno è permesso far pazzie’, questa antica licenza romana sembra aver trovato terreno fertile a Fano, la città del Carnevale, sede di uno dei più famosi carnevali d’Italia.

Oltre un mese di festeggiamenti: le vie e la gente della città si spogliano delle usuali abitudini, si tuffano in quel turbinio di feste e sfilate che il Carnevale di Fano offre senza alcuna parsimonia e tutti finiscono per rimanere coinvolti nella gaia atmosfera di spensierato divertimento.

 

Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.carnevaledifano.com/

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UN TOUR ALLA SCOPERTA DEL MARE E DELLA PESCA LOCALE
Fano città marinara da generazioni

Scopri Fano Marinara

Il porto di Fano è un luogo che custodisce la storia della città e che, con la sua evoluzione nel tempo, ne testimonia i cambiamenti culturali, commerciali, sociali ed economici.

Fano Marinara, iniziativa promossa dal Comune di Fano, prevede l’organizzazione di visite guidate alla scoperta della marineria e del mondo della pesca tipica di questa località.

Passeggiando per le rive e le banchine del porto è possibile immergersi nell’atmosfera della vita marittima dei pescatori per conoscerne la storia e le attività quotidiane. Sul percorso, otto totem informativi fissati nei punti di interesse consentono di accedere a contenuti testuali e video.

 

LA PESCA TRADIZIONALE

L’essenza e la storia di Fano sono legate indissolubilmente allo sviluppo della zona portuale.

Il porto, realizzato nel 1616, inizia con la Darsena Borghese, il canale più antico e principale collegamento al mare, che deve il suo nome a colui che ne ordinò l’esecuzione: Papa Paolo V Borghese.
Nel tempo furono realizzate le altre darsene costruite in funzione delle attività portuali. L’area portuale è stata poi adattata alle esigenze economiche.

I cantieri per la realizzazione di natanti in ferro – e successivamente in vetroresina – hanno sostituito i vecchi cantieri, trasferiti poi nell’entroterra per esigenze di spazio. Oggi la superficie portuale comprende anche la passeggiata del Lisippo e i quadri, che sono tra i luoghi più caratteristici del lungo mare.

Il porto è incorniciato dalle colorate case dei pescatori, centrali sia per le attività lavorative che per la composizione sociale della città.

 

IL QUARTIERE DEI PESCATORI (Cogollo, Gugùl)

Può un oggetto dare nome a un luogo? Se quell’oggetto e quel luogo sono legati dalla stessa profonda tradizione, sì. È il caso del Gugùl. Il cogollo, o gugùl in dialetto fanese, è una rete che veniva impiegata per la pesca delle anguille.

Una volta posata sul fondo, la sua forma conica con restringimenti interni consente ai pesci di entrare ma di non uscire. A Fano, il Gugùl è una delle prime concentrazioni di case per gli abitanti del porto e il luogo in cui, ancora oggi, vivono i figli dei pescatori.

Il suo nome deriva dal fatto che si tratta di una stradina chiusa al fondo, proprio come il cogollo. Le case a schiera del Gugùl sono un’allegria di colori.

Su ognuna di esse troverete una mattonella che riproduce la vela di una barca.
Sulla vela, il simbolo che identifica il “casato” del pescatore che vive lì. 

 

LA PESCA NEI QUADRI (Il Quadro, El Quàder)

I quadri fanesi, che ricordano i trabucchi della costa abruzzese e pugliese, sono i casotti in legno costruiti lungo i moli già dai primi anni del ‘900.

Chiamati “bilance” o “lugèrne” a seconda delle zone, a Fano sono conosciuti come “quadri”. Una parola che viene dal dialetto fanese “quader” e che indica il perimetro quadrato di ferro su cui era fissata la rete da pesca.

Le strutture dei quadri, appoggiate su pali piantati in profondità nella sabbia, erano semplici e funzionali, e consentivano di pescare anche quando il mare era troppo mosso per uscire in barca.

Il processo di ammodernamento dei primi anni 2000 li ha adeguati alle norme di sicurezza e ha reso possibile continuare ad utilizzarli. Ma se un tempo la pesca con i quadri era anche destinata alla vendita, oggi è puramente amatoriale.

 

LA LAVORAZIONE DELLE VONGOLE

La zona portuale di Fano accoglie alcune società che si occupano di lavorare il pescato per prepararlo alla vendita.

In particolare, New Copromo, specializzata nelle diverse fasi di lavorazione delle vongole.
Qui ogni giorno arrivano le vongole che vengono trasportate poi all’impianto di controllo e vagliate per dimensione e stato. Le specie diverse dalla purassa o venus gallina vengono escluse. In seguito si effettua la divisione e il confezionamento in base alla taglia, fattore che ne determinerà il prezzo.

Il controllo prevede la verifica della provenienza dei molluschi e le analisi microbiologiche necessarie a garantire la sicurezza del prodotto finale. Nello stabilimento le macchine automatiche depurano le vongole e ne mantengono la temperatura ottimale.

 

LA PICCOLA PESCA (Darsena Piccola pesca)

La pesca è un’attività incredibile perché si evolve con la tecnologia mantenendo al contempo il fascino antico dei saperi tramandati di generazione in generazione. Le regole e le tecniche sono diverse e speci che per ogni specie e la conoscenza delle differenti realtà è fondamentale per il successo di questa attività.

Questa è la darsena per la piccola pesca. Qui sono ormeggiate le imbarcazioni della capitaneria di porto e quelle che esercitano le diverse attività di pesca. La varietà delle tecniche permette di adeguare la pesca alle caratteristiche del pescato.

Di particolare interesse quella dei motopescherecci con palangresi di superficie per la cattura di tonni e pesci spada. Una tecnica giapponese che prevede l’utilizzo di un lungo filo di nylon su cui sono agganciati numerosi ami.

Nella darsena ormeggia anche un catamarano per la lavorazione dei mitili che coltiva in un vivaio situato a due miglia dalla costa.

 

LA PESCA DELLE VONGOLE (Darsena vongolare)

Nelle Marche la pesca delle vongole era praticata manualmente già 2000 anni fa.
Lo sviluppo tecnologico ha poi rivoluzionato questa attività.

La Regione Marche detiene il più alto numero di vongolare. A Fano si trovano qui, nella darsena vongolare del porto, e pescano solo vongole spontanee.

Queste imbarcazioni sono il risultato di una lunga evoluzione tecnologica e della maggiore consapevolezza ambientale. Grazie alla tecnologia è possibile selezionare il pescato, al fine di non turbare l’equilibrio marino.

Questo tipo di pesca è identificativa del territorio e Fano ne è un polo di riferimento tanto per la pesca quanto per il commercio. Esistono rigide regole nazionali ed europee relative sia alle caratteristiche delle imbarcazioni che a quelle del pescato. I pescatori sono riuniti in un Consorzio compartimentale che gestisce l’attività.

Qui le purasse o venus gallina sono protagoniste dei più vari piatti di pesce.

 

LA PESCA A STRASCICO (Darsena strascico)

Dalla darsena vongolare al mare aperto e ritorno. I motopescherecci partono ogni mattina per la pesca a strascico al largo della costa tra Ancona e Rimini e rientrano nella notte per sbarcare il pescato da vendere al mercato ittico all’ingrosso (tappa 9). Durante la pesca, le reti vengono trainate sul fondo e la loro apertura è ottenuta con i due grossi divergenti in ferro visibili sul lato della poppa. Il fine settimana i pescatori riposano e le imbarcazioni vengono ormeggiate nella darsena in attesa del lunedì.

Nei primi anni 2000, i motopescherecci con reti a strascico attraccati al molo di Fano erano oltre 65 e operavano al largo delle coste croate.

Oggi, le norme sono più rigide e attente ai risvolti ambientali, i motopescherecci sono diminuiti a circa 10 e pescano in zone diverse, dove trovano una maggiore varietà di specie in funzione della distanza dalla costa, del fondale e del periodo di attività.

 

L’ASTA DEL PESCE (Mercato ittico)

Dal mare alla tavola, il viaggio del pescato passa sempre attraverso il mercato ittico, dove ogni giorno i pescatori portano il frutto del loro lavoro destinato alle attività che competono per acquistarlo. Perché parlare di competizione? Perché al mercato ittico ha luogo una particolare asta del pesce.

Qui sono gli acquirenti a definirne il prezzo. Prima di tutto la qualità dei prodotti viene verificata e un sorteggio definisce l’ordine di vendita.

Comincia poi “l’asta al contrario”! Il valore del pesce inizia a scendere e si ferma soltanto quando uno dei partecipanti blocca il prezzo premendo un pulsante, aggiudicandosi la cassetta.
La compravendita è rapida. Il pescato deve essere astato in poco tempo per permettere ai compratori di portarlo alle loro attività nelle migliori condizioni di freschezza. Ad asta conclusa le cassette vuote vengono recuperate e il mercato ittico lavato.

Tutto pronto per il giorno successivo.

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Cerchi una vacanza in famiglia tranquilla e sicura per i genitori ma che passi l’esame “divertimento e scoperta” di bambine e bambini?

Per una vacanza da Piccoli Principi basta un castello…di sabbia!

Mare pulito, spiagge sicure, servizi eccellenti e tante occasioni di svago e divertimento anche per i più piccoli.
La bandiera Blu e la Bandiera Verde certificano la qualità del nostro Mare e dei nostri stabilimenti balneari a misura di bambino. Fano, “Città delle Bambine e dei Bambini” da 30 anni, è la destinazione ideale per le vacanze di tutta la famiglia. Città millenaria, con uno splendido centro storico a pochi passi dalle spiagge, lambita dalle verdi colline marchigiane, Fano accoglie grandi e piccini con una ricca proposta culturale ed un fitto calendario di eventi per tutto l’anno.

Regalati una vacanza serena, sicura e lontana dal caos. Scegli Fano per le vacanze della tua famiglia.

 

Strutture ricettive

Una vacanza a misura di bambine e di bambini è una vacanza vissuta in grande. Hotel, agriturismi, B&B, camping hanno un unico comune obiettivo: la sicurezza e il divertimento dei piccoli, la tranquillità e la gioia dei grandi.

SERVIZI

  • Sito internet con pagina dedicata al turismo familiare
  • Offerte speciali per famiglie
  • Camere grandi o comunicanti
  • Culla e spondine
  • Fasciatoio
  • Scalda-biberon
  • Sistema di sicurezza su porte e finestre
  • Spazio giochi attrezzato
  • Wi-Fi gratuito
  • Vaschetta da bagno per neonati
  • Ascensori dotati di sensori di sicurezza
  • Presenza sulle scale di barriere di sicurezza
  • Noleggio gratuito di passeggini e zaini

 

Ristorazione

In due? In tre? In quattro? In cinque? Con una famiglia di amici? Quando il ristorante è kid-friendly, c’è posto per tutte le famiglie. Mangiare insieme a tavola diventa un’esperienza gustosa per piccoli e grandi.

SERVIZI

  • Location spaziosa per il movimento di passeggini
  • Seggioloni e seggiolini da tavolo
  • Menù kids
  • Scalda-pasti e scalda-biberon
  • Bavaglini
  • Tavoli con angoli curvi o dotati di dispositivi di protezione
  • Fasciatoio posizionato in bagno
  • Spazio gioco per intrattenimento

 

Stabilimenti balneari

Spiagge ecosostenibili, sicure e pulite non sono un miraggio. Puoi trovare acqua chiara, fondali bassi, aree attrezzate per il divertimento dei più piccoli e per i bisogni di tutta la famiglia.

SERVIZI

  • Sito internet con pagina dedicata al turismo familiare
  • Tariffe speciali per famiglie
  • Area attrezzata
  • Zone d’ombra e di riparo
  • Passerelle per facilitare l’accesso di passeggini in spiaggia
  • Fasciatoio posizionato in bagno
  • Scalda-biberon nei locali del bar
  • Segnaletica informativa
  • Spazio giochi e intrattenimento
  • Attività di animazione
  • Servizio di primo soccorso

 

Luoghi del divertimento

Largo al divertimento e alla cultura per bambini e bambine! Per tutto l’anno laboratori, spettacoli e attività di ogni genere fanno vivere ai più piccoli esperienze davvero emozionanti.

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Da antica Fanum Fortunae, a colonia Augustea, a Signoria dei Malatesti, Fano è una città che ha conosciuto molte epoche e in cui le varie stratificazioni storiche si sovrappongono e convivono armonicamente tra loro. Un viaggio nel tempo sulla scia della lezione di Vitruvio.

Fano è una città dalla lunga storia. 
Legata indissolubilmente all’architetto romano Vitruvio, che di Fano fu forse anche cittadino e che nel suo celebre De Architectura cita come unico edificio da lui realizzato la Basilica di Fano, la città fonda la sua identità culturale su un susseguirsi ininterrotto di epoche.

Con i suoi molteplici influssi e la sua capacità di includere la memoria, la storia e la modernità, Fano rappresenta l'idea che il passato e il presente possono coesistere nello stesso luogo, che ogni epoca lascia la sua impronta e che queste possono convivere armonicamente tra loro creando un'identità unica e complessa. 
Citando Calvino si potrebbe dire che entrando a Fano "il viaggiatore vede non una città ma molte, di uguale grandezza e non dissimili tra loro". 
L’eredità romana, infatti, pervade l’essenza di Fano, ma altrettanto evidenti sono i lasciti dell’epoca medievale, rinascimentale e barocca, quasi che il canone Vitruviano di proporzione armonica tra gli elementi, si traduca qui nel giusto rapporto tra le tracce della Storia, in un dialogo equilibrato e continuo di rapporti e rimandi giunti intatti fino a noi. 

Seppure pressoché invisibile, la presenza di Vitruvio si respira ovunque.

Non solo nell’indomita ricerca delle sue tracce nel tessuto urbano della città, ma anche e soprattutto nella fierezza con cui i fanesi portano avanti il suo messaggio straordinariamente moderno.

Visitare Fano oggi significa dunque attraversare una città contemporanea, vivace e proiettata verso il futuro e, allo stesso tempo, compiere un viaggio lungo più di 2000 anni le cui tracce e la cui memoria sopravvivono orgogliosamente nell’anima della città. 

FANO, LA FORTUNA DI UN NOME

Se è vero come dicevano i latini che in nomen omen, allora è certo che Fano ha iscritto nel suo antico nome anche il suo destino. Fanum Fortunae era in epoca romana un importante centro sacro dedicato al culto della dea Fortuna intorno al quale nacque il primo nucleo abitato e di cui la città ancora porta il nome: un destino che l’ha accompagnata nei secoli e che non smette di sorprendere.

DA FANUM FORTUNAE…

L'importanza della città di Fano fu legata sin dall'epoca romana alle vie di comunicazione essendo lo sbocco sul Mare Adriatico della consolare Via Flaminia che giungeva fino a Rimini. Il generale Asdrubale, varcate le Alpi con gli elefanti intendeva ricongiungersi al fratello Annibale, ma venne ucciso dalle legioni romane che sbaragliarono l’esercito cartaginese lungo le sponde del fiume Metauro, vicino a Fano, nel 207 a.C. È probabile che già in quell’epoca esistesse un Tempio della Fortuna dedicato alla dea Fortuna, un’antica divinità italica, dea del caso e del destino cui sarebbe collegato il nome della città: Fanum Fortunae. All’inizio non più di un conciliabulum là dove la consolare Flaminia, ormai prossima al mare, volgeva a nord in direzione di Rimini, si sarebbe poi sviluppato nel primo nucleo abitato. L’antico nome della città, Fanum Fortunae, viene menzionato per la prima volta da Giulio Cesare accanto a quelli di Pesaro e Ancona, tutti centri che egli occupò immediatamente dopo aver oltrepassato il Rubicone, presso Rimini, nel 49 a.C. 

E sempre la fortuna ha voluto che, nel 2021, nell’area dell’ex Filanda di Bosone, dove si trovano i resti del Teatro Romano, sembrerebbe essere stata individuata l’ala sinistra del criptoportico del Tempio della Fortuna, significativo tassello della storia della città di Vitruvio.

Presso il Museo Civico del Palazzo Malatestiano è conservata la statua acefala della dea Fortuna: in pregiato marmo lunense, databile per il delicato trattamento del panneggio del peplo, al I-II secolo dopo Cristo, la statua, reggente la cornucopia, simbolo di abbondanza, proviene probabilmente dal Tempio omonimo. La statua fu ritrovata nel 1946 durante gli scavi del palazzo vescovile distrutto dai bombardamenti del 1944. Nel museo è conservata anche una rappresentazione più recente della dea, eseguita nel 1593 dall’urbinate Donnino Ambrosi: una statua bronzea rappresentante “Fortuna” la cui copia campeggia ancora oggi al centro della fontana in Piazza XX Settembre. 

Ma è nel recentissimo 2021 che è avvenuto il più grande colpo di fortuna: grazie ad alcune campagne di scavo condotte nell’area della ex Filanda Bosone, dove erano già stati ritrovati i resti dell’antico teatro romano, sono state rinvenute probabilmente le tracce attribuibili a quel Tempio della Fortuna che diede il nome e il via alla storia della città! Una scoperta tanto straordinaria quanto inaspettata che costituisce un nuovo significativo tassello della storia della città di Vitruvio.

A testimonianza che spesso la storia e il destino di una città è solo questione di fortuna!

A COLONIA JULIA FANESTRIS

Il culmine della presenza romana a Fano si ebbe durante il periodo Augusteo. Fu allora, che l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto dotò l’insediamento di mura di cinta elevandolo allo stato di colonia, Colonia Julia Fanestris che si estendeva su un’area di 18 ettari, pari a due terzi circa dell’attuale centro storico. Nella pianta attuale della città è ancora evidente il decumanus maximus, attuale via Arco d'Augusto, prosecuzione urbana dell’antica via Flaminia, ed il cardo maximus ad esso perpendicolare. Ai due assi stradali principali si affiancano, a distanze regolari, decumani e cardini minori. Con l’elevazione del suo status a colonia, l’abitato finì con l’acquistare le dimensioni e l’importanza di quel centro urbano a cui l’imperatore Augusto murum dedit : fece cioè cingere la città con mura difensive, le stesse ancora parzialmente conservate con i relativi torrioni e con la monumentale porta a tre fornici, il cosiddetto Arco d’Augusto, che dava e dà tuttora accesso alla città.
Fano oggi ha la stessa matrice antica, probabilmente ordinata dallo stesso Vitruvio per abbellirla di monumenti e mura, secondo il disegno generale di riedificazione pubblica voluta da Augusto.
Sicuramente Vitruvio fu a Fano. Sicuramente contribuì all’organizzazione della città. Le mura augustee presentano infatti caratteristiche vitruviane e costituiscono il tratto più lungo di mura tuttora conservate dopo quelle di Roma. Al centro della città fu edificata presumibilmente anche la famosa Basilica Vitruviana, di cui oggi sembrerebbero finalmente emersi i primi resti, così come progettata e descritta dall’architetto nel suo celebre trattato, il De Architectura.

Il legame tra Vitruvio e la città di Fano è ancora oggi in parte avvolto nel mistero e costituisce una affascinante e continua fonte di indagine.
 

VITRUVIO

Sul finire del I sec. a. c., Marco Vitruvio Pollione, celebre architetto romano e probabile civis di Fano, scrive il primo e più antico trattato teorico sull’architettura. Con straordinaria lungimiranza, Vitruvio nel suo De Architectura, definisce i canoni fondativi dell’architettura e il rapporto tra uomo, città e natura, gettando il fondamento teorico dell'architettura occidentale dal Rinascimento fino ad oggi.

Marco Vitruvio Pollione, ovvero Marcus Vitruvius Pollio, fu architetto, ingegnere militare e interessante scrittore romano del I sec. a.C., ma soprattutto il primo e più famoso teorico dell'architettura di tutti i tempi. Già ingegnere bellico sotto Giulio Cesare, grazie ad Ottavia, sorella dell’imperatore Ottaviano Augusto, Vitruvio ricevette numerosi incarichi nella realizzazione di molte opere, ma l'importanza di Vitruvio nella storia è dovuta senza dubbio al suo trattato De Architectura, l’unico trattato teorico sull’architettura giunto integro dall’antichità fino ai nostri giorni.

Scritto presumibilmente tra il 29 e il 23 a.C. ed editato negli anni in cui l’Imperatore Cesare Ottaviano Augusto progettava un rinnovamento generale dell'edilizia pubblica è strutturato in 10 libri e dedicato allo stesso Augusto che gli aveva concesso un vitalizio grazie ad Ottavia, sorella dell’imperatore. È ad Augusto che Vitruvio si rivolge direttamente in ciascuna delle introduzioni preposte ad ogni libro. 

Per secoli la sua opera è stata una insostituibile fonte per l’architettura occidentale; a Vitruvio, infatti, si riconosce la capacità di aver trasformato l’architettura in un nuovo sapere tecnico capace di elevare la tecnica ad una vera e propria scienza. Descrisse anche la famosa teoria delle proporzioni sviluppata poi da Leonardo da Vinci nel celebre “Uomo vitruviano".

Il legame tra Vitruvio e la città di Fano è un legame profondo e indissolubile. 

Vitruvio è colui che ha contribuito a definire l’assetto originario della città, colui che nel quinto libro del suo De Architectura descrive l'unica opera che lui stesso si attribuisce, la Basilica di Fano; colui che con i suoi princìpi ha ispirato i più grandi architetti del Rinascimento e ancora ispira gli architetti contemporanei. Primus inter pares, il celebre architetto romano è indubbiamente colui che più di tutti ha lasciato una traccia indelebile nella storia e nell’anima di questa città.

 

DE ARCHITECTURA

"L'Architettura è una scienza, ch'è adornata da più dottrine, e da varie erudizioni, col sentimento delle quali giudica di tutte quelle opere, che sono perfezionate dalle arti rimanenti. Ella nasce dall'esperienza non meno che dal raziocinio. L'esperienza è una continua, e consumata riflessione sull'uso, la quale sì perfeziona coll'operare sulla materia di qualunque genere, necessaria e giusta per l'idea del disegno.”

Il trattato De Architectura di Vitruvio, scritto tra il 30 ed il 20 a.C., è uno dei più importanti e influenti testi sull'architettura mai scritti e l’unica trattazione teorico-pratica che sia giunta dall' antichità greco-romana fino a noi. 
Vitruvio, architetto e ingegnere romano vissuto nel I secolo a.C., scrisse questo trattato come un compendio di conoscenze sulla costruzione di edifici e sulla progettazione urbana anticipando con straordinaria visionarietà idee e principi considerati ancora attuali e rilevanti nell'architettura contemporanea. L'opera, scritta in latino e dedicata all’Imperatore Cesare Augusto che progettava all’epoca un rinnovamento generale dell'edilizia pubblica, è divisa in dieci libri e rappresenta una vera e propria enciclopedia delle conoscenze dell'epoca sulla materia oltre a offrire un'ampia panoramica della teoria e della pratica dell'architettura e dell'ingegneria nel mondo romano antico e una vasta gamma di informazioni e conoscenze riguardanti l'architettura, l'urbanistica, l'ingegneria e l'arte in generale. In essa l’autore affronta questioni che vanno dalla formazione e le qualità necessarie dell'architetto, alla progettazione di edifici pubblici, residenziali, agricoli e militari. Nel trattato Vitruvio eleva inoltre l'architettura a titolo di scienza, poiché capace di contenere in sé tutte le altre forme di conoscenza. Con straordinaria lungimiranza Vitruvio intuisce ante litteram che il ruolo dell’architetto non è solo quello di progettare e costruire edifici, ma anche e soprattutto quello di comprendere e applicare la scienza e l'arte dell'architettura in modo completo, garantendo oltre all’estetica, la funzionalità e il rispetto dell’ambiente. Per questo motivo l’architetto, secondo Vitruvio, dovrebbe essere una figura poliedrica, conoscere a fondo ogni aspetto del processo di progettazione e costruzione ed esperta in diverse discipline, tra cui la matematica, la geometria, la fisica, l’ingegneria, la filosofia, la letteratura e persino la musica.
Nel terzo libro Vitruvio enuncia inoltre la famosa teoria delle proporzioni che sarà successivamente ripresa e sviluppata da Leonardo da Vinci nel suo celebre “Uomo vitruviano”. La bellezza, secondo Vitruvio, è data dall’armonia, dall’ordine e dalla proporzione tra le parti.

«Tutte queste costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza. Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza avarizia, poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante; utilità, quando la distribuzione dello spazio interno di ciascun edificio di qualsiasi genere sarà corretta e pratica all'uso; bellezza, infine quando l'aspetto dell'opera sarà piacevole per l'armoniosa proporzione delle parti che si ottiene con l'avveduto calcolo delle simmetrie.»

Da questo passo vitruviano tratto dal libro primo, nel XVII secolo fu tratta, da dall’architetto Claude Perrault, una famosa semplificazione del trattato in un'incisiva e fortunata formula, la famosa triade vitruviana, per cui l'architettura deve soddisfare tre categorie:

  • firmitas (solidità)
  • utilitas (funzione, destinazione d'uso);
  • venustas (bellezza).

Nonostante sia stato trasmesso senza illustrazioni e le numerosissime edizioni illustrate che si sono susseguite nei secoli siano altrettante interpretazioni storiche del testo, il De Architectura di Vitruvio, rimasto in ombra per tutto il medioevo e riscoperto a partire dal XV sec. grazie ad architetti e umanisti come, tra gli altri, Lorenzo Ghiberti e Leon Battista Alberti, è stato e continua ad essere uno dei principali fondamenti teorici dell'architettura occidentale, fonte di ispirazione nella progettazione e nella costruzione degli edifici contemporanei ed elemento di riferimento per quasi tutti i trattati di architettura europei da più di un millennio.

LA MODERNITA’ DI VITRUVIO

Da Bramante a Raffaello, da Francesco di Giorgio Martini a Leonardo, da Palladio a Le Corbusier, il De Architectura di Vitruvio, l’unico trattato di architettura antica giunto sino a noi, da più di 2000 anni continua a ispirare i più grandi maestri dell’arte e dell’architettura. 

Nonostante il trattato "De Architectura" sia stato scritto nel I secolo a.C., alcuni passaggi del testo di Vitruvio sono di una straordinaria modernità e molte delle sue idee e dei principi in esso contenuti, sono ancora considerati attuali e rilevanti nell'architettura contemporanea. Il celebre trattato, oltre a costituire una delle fonti principali sui metodi costruttivi degli antichi romani ed essere l’unica trattazione teorica sull’architettura giunta integra fino a noi, anticipa temi che rappresentano ancora oggi una fonte di ispirazione di straordinaria attualità. La modernità del trattato "De Architectura" di Vitruvio risiede nel suo approccio razionale, basato sulla conoscenza scientifica e tecnologica dell'epoca e sulla sua attenzione alle esigenze degli utenti e alla sostenibilità, aspetti che sono ancora attuali e rilevanti per l'architettura contemporanea.
Nel trattato viene sottolineata l'importanza di adattare i progetti agli scopi specifici dell'edificio e alla sua funzionalità, anticipando l'approccio moderno alla progettazione basata sulle esigenze degli utenti. Inoltre, il trattato ha dato grande importanza alle proporzioni, alla simmetria e alla bellezza degli edifici, aspetti ancora fondamentali nell'architettura contemporanea. Vitruvio ha inoltre sottolineato l'importanza della sostenibilità e dell'efficienza energetica nell'edilizia, ponendo l'accento sull'uso di materiali locali e sulla progettazione di edifici che sfruttino al meglio la luce solare e le risorse naturali.

L’idea che l'architettura debba essere funzionale e integrarsi adeguatamente all'ambiente circostante è ancora, anzi oggi sempre di più, uno dei principi fondamentali dell'architettura moderna, così come la concezione dell'architetto come una figura che deve avere una conoscenza approfondita di diverse discipline, è ancora presente nella formazione degli architetti moderni. 

Infine, il concetto di sostenibilità ambientale e di responsabilità sociale dell'architetto, che è diventato sempre più importante nell'architettura moderna, è stato anticipato dallo stesso Vitruvio, quando afferma che l'architetto dovrebbe considerare l'impatto del suo lavoro sull'ambiente circostante e sulla comunità.

IL GIURAMENTO DI VITRUVIO 

Riprendendo la proposta lanciata da Salvatore Settis nel 2014 sulle pagine de Il Sole 24ore, il Centro Studi Vitruviani di Fano ha preso l’iniziativa di redigere in collaborazione con il dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, il “Giuramento di Vitruvio”. “Come i medici con Ippocrate gli architetti dovrebbero legare etica e conoscenza impegnandosi a realizzare sempre edifici di qualità, evitando scempi ambientali” 

Vitruvio è di una straordinaria attualità. I tre pilastri su cui poggiano i suoi principi professionali, utilitas, firmitas e venustas, dovrebbero anche oggi essere alla base di ogni progettazione urbanistica e architettonica, così come le norme etiche, il rigore e l’onestà, elementi su cui spesso si sofferma nel suo trattato”.

Sulla scia di questo principio ispiratore, il Centro Studi Vitruviani di Fano insieme al Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, ha predisposto la stesura e la formalizzazione del “Giuramento di Vitruvio” per l’ordine degli Architetti; un giuramento che, al pari del Giuramento di Ippocrate per l’Ordine dei Medici, delinea le responsabilità etiche della figura dell’architetto nei confronti dell’ambiente e della comunità. Il testo cita testualmente:

Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:

1) di custodire ed accrescere la conoscenza in diversi campi, umanistici, di scienze ed arte, per operare a favore della società e dell’ambiente

2) di essere generoso, leale e moralmente integro, verso il committente e verso il paesaggio naturale ed urbano, concreta espressione del corpo sociale

3) di avere una visione lungimirante nell’agire sul patrimonio culturale e naturalistico, per garantire il bene comune, tutelando il futuro dei giovani e delle comunità 

4) di cercare l’armonia con la natura nella qualità dell’architettura, attraverso lo studio della sua forma del linguaggio e dei materiali. Per donare qualità di vita attraverso i nuovi interventi sul paesaggio e sul costruito

5) di essere responsabile, nei confronti della viva memoria del nostro passato, lievito per il presente e fonte di riferimenti da conservare ed innovare per costruire il futuro

 

LA BASILICA DI FANO TRA MITO E REALTA’

Esistono tuttavia basiliche

che per dignità e bellezza reggono bene il confronto,

come quella della colonia Giulia di Fano

che io stesso ho progettato e di cui ho seguito i lavori.

(Vitr. V, 1, 6)

Il mistero dei nuovi ritrovamenti archeologici avvenuti recentemente nel centro storico di Fano, ha riaperto una questione mai sopita: i resti emersi potrebbero finalmente essere quelli della famosa Basilica di Fano che Vitruvio cita nel suo De Architectura. Una ricerca che dura da oltre 500 anni e che potrebbe aver riportato alla luce uno degli edifici più famosi dell’antichità. 

Nel capitolo V del "De Architectura" il celebre architetto romano Marco Vitruvio Pollione descrive una Basilica che egli dice di aver costruito negli anni ’20 del I secolo a.C.nella città di Fano, colonia romana Julia Fanestris che godette di grande splendore in epoca imperiale. La descrizione analitica della Basilica di Fano occupa ben cinque paragrafi del trattato sull’architettura con una descrizione alquanto dettagliata di forme, proporzioni e simmetrie. Si tratta dell’unico edificio del quale Vitruvio afferma aver curato la costruzione e a cui attribuisce valori di grande dignità e bellezza (summam dignitatem et venustatem). La Basilica di Fano presenta infatti alcune particolarità che la rendono edificio di straordinaria importanza. Da un punto di vista tipologico costituisce un'anomalia nell'ambito della costruzione di edifici basilicali di epoca romana. Presenta infatti la facciata principale sul lato lungo, direttamente sul foro. La basilica presenta inoltre il cosiddetto "ordine gigante", vale a dire una unica colonna che da terra si eleva fino a sorreggere le capriate di coperture coprendo tutti e due i piani della basilica. Infine, Vitruvio dispone nella zona absidata, solitamente destinata ad ospitare il tribunale, anche un edificio per il culto di Augusto, contribuendo così a creare un "unicum" tipologico che fa della Basilica di Fano uno degli edifici più importanti dell'epoca e, può a ragione dirsi, di tutta la storia dell'architettura.
Nel 1840, alcuni scavi archeologici nella zona "presunta" del foro romano portarono alla luce consistenti resti e materiali la cui provenienza fu pressoché immediatamente individuata proprio nella Basilica di Vitruvio. Nel corso dei secoli, numerosi studi sono stati compiuti sui resti e sui testi vitruviani proprio per stabilire con certezza una attribuzione che col passare degli anni, soprattutto in relazione ad alcune discordanze tra il testo vitruviano e l'orientamento dei resti rinvenuti, si è fatta più incerta. Sono stati inoltre effettuati numerosi rilievi dei resti e anche numerose ricostruzioni grafiche di grande interesse della Basilica di Vitruvio di Fano proprio partendo dagli stessi resti e dal testo di Vitruvio. La recente scoperta (marzo 2023) di resti di un importante edificio pubblico di epoca romana ricco di marmi pregiati, nell'area in cui, secondo alcuni, sarebbe localizzata la celebre Basilica, fa ben sperare studiosi ed archeologi di tutto il mondo! 
Al di là della Basilica di pietra, resta la basilica della memoria letteraria, bellissima e intoccabile, proprio quella che ha spinto numerosi studiosi, tra cui Andrea Palladio, a raccontarla in ipotetiche ricostruzioni. Essa ha inoltre costituito, per lo stesso Palladio come per altri grandi architetti, stimolante laboratorio di studio di modelli e forme progettuali che potessero mutuare dall’antico i nuovi linguaggi rinascimentali e classici che hanno segnato lo splendore e la diffusione della cultura architettonica occidentale.
Ancora oggi il disegno e l’interpretazione della fabbrica fanese costituiscono elementi di rilevante e straordinario interesse nell’ambito degli studi vitruviani e della redazione degli apparati grafici che continuano ad esplorare il pensiero e l’insegnamento vitruviano.

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