Chiamata anche la chiesa senza tetto, l’ex chiesa di San Francesco a Fano è uno degli edifici più suggestivi ed affascinanti della città. Sarà forse per quel senso di rovina che “testimonia non una decomposizione, ma una sopravvivenza, non qualcosa che si distrugge, ma che resiste al tempo” o perché sono il cielo e le stelle a farle da tetto, difficile dirlo. Certo è che trovandosela di fronte è impossibile non rimanere meravigliati.
Monumento a cielo aperto, unico nel suo genere, la ex chiesa di San Francesco, sita nel centro storico di Fano è uno tra i più affascinanti tesori della città. Costruita per ospitare l’ordine dei Frati Minori istituito da San Francesco d’Assisi, è stata per molti anni uno dei più importanti fulcri della vita religiosa e sociale della città. Il complesso architettonico, comprendente chiesa e convento, venne edificato a partire dalla metà del XIII secolo, come si evince dalla bolla papale datata 1255, nella quale Alessandro IV concesse indulgenze a chi avesse elargito contributi per l’edificazione e venne ultimato intorno al 1336, data della sua consacrazione.
La devozione religiosa dei Malatesti e la loro vicinanza all’ordine francescano fecero sì che durante la loro signoria la chiesa fu ristrutturata e impreziosita di nuovi elementi decorativi e architettonici, tra cui lo stemma della famiglia e numerose opere d'arte. Il legame tra i Malatesti e la chiesa di San Francesco venne definitivamente suggellato quando la famiglia scelse il convento come luogo di sepoltura per ospitare alcune delle loro tombe, tra cui quella di Sigismondo Pandolfo Malatesti, morto nel 1427, della sua prima moglie Paola Bianca, morta nel 1398, e del loro medico Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434. Le tombe, originariamente collocate all'interno del coro, dalla metà del XVII secolo furono trasferite sotto il loggiato. Durante il Rinascimento, la chiesa di San Francesco conobbe un nuovo momento di splendore e divenne uno dei principali centri culturali della città. Dell'originario convento, oggi sede del Comune di Fano, non rimane alcuna traccia, poiché fu demolito e ricostruito ex novo nella seconda metà del XVIII secolo secondo un gusto di ascendenza vanvitelliana.
Dell’antica struttura medievale della chiesa, con la tipica configurazione ad aula, con copertura a capriate e profondo presbiterio affiancato da due cappelle minori, sopravvive solo parte del fianco sud, poiché l’edificio venne ristrutturato a metà Ottocento in stile neoclassico. Nel sottoportico sono ancora conservate e visibili le splendide tombe Malatestiane attribuite a Leon Battista Alberti. Dopo anni di abbandono durante i quali la chiesa fu utilizzata come magazzino e poi come stalla, nel 1840 iniziarono i lavori di ampliamento e ammodernamento secondo i canoni estetici del periodo. Nel 1930, a seguito dell’ennesimo evento sismico, il tetto fu demolito per questioni di sicurezza.
Oggi questo suggestivo gioiello architettonico, con la sua atmosfera decadente e magica, è a pieno titolo parte del patrimonio artistico della città: sede di concerti, mostre, conferenze ed eventi culturali, attrae ogni anno migliaia di visitatori… a naso all’insù!
TOMBE MALATESTIANE
Le tombe malatestiane presenti nella chiesa di San Francesco a Fano costituiscono una testimonianza di straordinario valore dell'arte e della storia medievale italiana e rappresentano non solo l'importanza e l'influenza di una delle famiglie più significative di quel periodo, ma anche un'opportunità unica per immergersi nell'eredità artistica e culturale lasciata dai Malatesti.
Il profondo legame tra i Malatesti e la città di Fano venne suggellato quando la potente signoria scelse la chiesa di San Francesco come luogo di sepoltura per ospitare alcune delle loro tombe, tra cui quella di Pandolfo III Malatesti, morto nel 1427, della sua prima moglie Paola Bianca, morta nel 1398, e del loro medico Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434. Originariamente collocate all'interno del coro della chiesa le tombe malatestiane, furono trasferite sotto il loggiato dalla metà del XVII secolo. La configurazione attuale del portico risale a una ricostruzione neogotica completata nel 1850 ad opera dell'ingegnere Filippo Bandini. Delle strutture originali rimangono solo le paraste in pietra che si appoggiano al muro di fondo, insieme al magnifico portale trecentesco caratterizzato dalla caratteristica strombatura decorata con eleganti elementi a forma di tortiglioni.
Autentico capolavoro della scultura tardogotica d’importazione veneziana è la maestosa Tomba di Paola Bianca Malatesti, prima moglie di Pandolfo III morta nel 1398, situata a sinistra del Portale. Realizzata dall’artista veneziano Maestro Filippo di Domenico, la tomba è impreziosita da un notevole apparato scultoreo ornamentale che circonda l’immagine della donna stesa sopra il ricco sarcofago. Gotiche sono anche le tombe del fedelissimo medico di Pandolfo III Malatesti, Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434, e la soprastante pietra tombale in marmo rosso veronese. Ma il vero capolavoro è indubbiamente rappresentato dalla tomba di Pandolfo III Malatesti, morto nel 1427, per il quale più di trent’anni dopo il figlio, Sigismondo Pandolfo, fece erigere un monumento funebre commemorativo affidando l'esecuzione al maestro Leon Battista Alberti. Primo esempio maturo di arte Rinascimentale, la tomba è posizionata su di un alto basamento in pietra arenaria foggiato secondo modelli stilistici tipicamente classici con tre pilastrini scanalati e rudentati che sostengono la trabeazione composta da architrave, fregio a palmette e cornice. La soprastante arca in granito rosa e nero che custodisce le spoglie del signore e presenta un rilievo rappresentante festoni e puttini alati, è un sarcofago medievale sopra lavorato portato a Fano da Senigallia nel 1457. Probabilmente le varie parti che compongono il basamento del monumento funebre furono preparate a Rimini nel cantiere del Tempio Malatestiano sotto la direzione di Matteo De' Pasti.