Teatro della Fortuna

Fiore all’occhiello della vita culturale cittadina e della sua ricchezza architettonica, il primo spazio teatrale fanese ha una storia lunga e travagliata che si rispecchia nella complessità della sua ricchezza estetica.

La complessa storia del teatro fanese inizia nel lontano 1556 quando l’antico salone trecentesco del palazzo podestarile venne trasformato in Sala della Commedia, dotato di palco e scena fissi. Successivamente tra il 1665 e il 1667 lo scenografo fanese Giacomo Torelli prese in carico la trasformazione della struttura nel primo Teatro della Fortuna arricchendo la sala con cinque ordini di palchetti lignei e un ampio palcoscenico. Lo spazio era destinato principalmente alla rappresentazione di melodrammi barocchi e dei cosiddetti drammi giocosi; a partire dal 1818 il programma teatrale si arricchì ulteriormente di opere prestigiose come la Cenerentola, Il Barbiere di Siviglia, e L’inganno felice di Gioachino Rossini, il Pirata e la Norma del Bellini e con L’elisir d’amore e il Il Furioso di Donizzetti. Nel 1845 l’architetto modenese Luigi Poletti fu autore del progetto dell’attuale teatro che venne a sostituire il precedente abbattuto per inagibilità, perfezionando le forme architettoniche e creando una perfetta armonia di linee e masse; venne costruito un ampio basamento anfiteatrale arricchito da piccole sfingi alate poste tra ogni palco. Da notare l’eleganza delle colonne scanalate, il motivo del traforo del parapetto e le ricche decorazioni di stucchi dorati. Con il nuovo teatro del Poletti, ci fu il pieno trionfo dell’opera romantica prima e verista poi con i titoli più noti di altrettanti artisti illustri come Giuseppe Verdi, Bizet, Puccini, Mascagni, Leoncavallo, e anche, nel 1906, Richard Wagner con il suo Lohengrin .
L’odierno teatro, cui fa da facciata l’antico Palazzo del Podestà fondato nel 1299, fu gravemente danneggiato nel corso della seconda guerra mondiale dal crollo dell’adiacente torre civica e da frammenti caduti sul tetto della sala. Solo dopo cinquantaquattro anni dalla sua forzata chiusura, nella primavera del 1998, il teatro è stato riaperto al pubblico, dopo le lunghe e complesse operazioni di restauro e ristrutturazione che ne hanno preservato l’antico aspetto pur rinnovandone tutti gli impianti e le attrezzature tecniche.
La Sala Poletti è quella principale adibita agli spettacoli, con 595 posti circa, tre ordini di palchi e un ampio loggione a balconata; la volta, fedelmente rifatta perché andata distrutta nel ’44, presenta un motivo a corone concentriche. Il grande sipario raffigura un immaginario ingresso dell’Imperatore Cesare Ottaviano Augusto nell’antica Colonia Iulia Fanestris: opera decisamente pregevole per ricchezza di colore e accuratezza di disegno e omaggio alla storia antica della città.
Gli altri dipinti, solo in parte conservati, sono nelle volte a lunette del primo atrio, ad opera di Gioacchino e Mariano Grassi, mentre nella saletta della biglietteria la volta a crociera conserva l’unico scomparto superstite di quelle che furono le decorazioni cinquecentesche e raffaellesche dell’antico loggiato del Palazzo del Podestà. Dal secondo atrio, salendo gli scaloni che si sviluppano sui due lati minori si raggiunge la rinnovata Sala Verdi, vasto ambiente destinato un tempo alle feste danzanti, ai concerti e alle conferenze. 

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